Irrobustire le opere progettandone sicurezza e resilienza: l’approccio Optimares

 

Implementare nei progetti sicurezza e resilienza. Ovvero semplificare le complessità e irrobustire le fragilità di un’infrastruttura in contesti che, come ci insegna anche la stretta attualità (dalla pandemia ai conflitti), sono sempre più critici.

Si tratta di obiettivi che si raggiungono affrontando le questioni di fondo con gli strumenti progettuali più appropriati, come quelli illustrati da Michele Bianchi, direttore tecnico di Optimares e membro della Task Force 3.1 Transport Security del PIARC World Road Association, in un articolo in uscita su leStrade Marzo dal titolo che coincide con il nostro incipit: Implementare nei progetti sicurezza e resilienza”.

Alcuni esempi concreti, che l’autore spiega nel dettaglio: la prevenzione di atti criminosi attraverso la progettazione dei luoghi, il risk management, la business continuity, la gestione della supply chain e, come ultima risorsa, il disaster recovery.

Un punto di partenza della riflessione: l’imposizione, da parte delle “leggi” del minor costo, alle moderne infrastrutture di regole di progettazione basate sull’essenzialità, rinunciando a elementi estetici che, spiega l’autore, “eravamo abituati a riconoscere in un progetto antico, come per esempio nelle opere in ferro dell’epoca della rivoluzione industriale”.

Parallelamente, tuttavia, l’infrastruttura è stata sempre più caricata di complessità indotta dalla modernità, nel senso che la tendenza attuale è quella di creare infrastrutture sempre più connesse. Così facendo, si aumenta, per l’appunto, la complessità dei sistemi da gestire: somma di strutture, impianti, reti informatiche, interagenti tra loro. La complessità di un sistema è però inevitabilmente anche la misura della sua fragilità”.

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